Se in azienda hai le auto aziendali?

Ecco le novità nella busta paga

In busta paga l’auto aziendale potrebbe costare fino a 2000 euro l’anno in più. Ecco le cifre della stangata come riportato dall’articolo di il giornale.it Economia

L’auto aziendale tra qualche mese diventerà un vero e proprio lusso. La manovra voluta dal governo giallorosso infatti applicherà una vera e propria stangata sulle buste paga di quei dipendenti che usano un mezzo aziendale.

Infatti, con la manovra verrà colpito uno strumento di lavoro che usano milioni di italiani. La stangata avrà il valore di mezzo miliardo di euro. Stiamo parlando per l’esattezza di ben 513 milioni di euro. Nella bozza della manovra in questo momento la tassa è strutturata per colpire il settore a 360°. Infatti, nel mirino dell’imposta finiscono tutte le auto anche quelle ibride che elettriche.

Eppure, l’imposta aveva un obiettivo chiaro: “Promuovere la sostenibilità dell’ambiente”. Ma questo rincaro su un balzello così importante avrà conseguenze dirette sulle buste paga dei dipendenti. Un lavoratore dipendente con 40 mila euro di reddito pagherebbe ad esempio su una Punto 1.4 oltre 2 mila euro di tasse in più l’anno. Il tutto si tradurrà in una decurtazione in busta paga che di fatto andrà ad intaccare lo stipendio. Gli operatori del settore comunque sono sul piede di guerra. La mossa dell’esecutivo potrebbe avere conseguenze pesanti anche nel settore del mercato dell’auto. Infatti, il 40 per cento delle nuove immatricolazioni riguarda proprio auto aziendali. Sull’imposta ai microfoni di Raio Rai è intervenuto il ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri: “La misura, che secondo me potrà ulteriormente essere migliorata, è stata descritta in modo non corretto rispetto a come è nella realtà. È importante chiarire che le auto elettriche e quelle ibride non saranno colpite e anzi saranno incentivate”.

Qual è il fine allora? Quello di incentivare l’acquisto delle auto ibride o elettriche?

L’argomento lo abbiamo trattato in uno scorso articolo addirittura esattamente già un anno fa:

“Addio Diesel! Il futuro è delle auto elettriche, ibride e a benzina

addio diesel - Autofficina Di Santo, San Salvo

Impianto GPL o metano sulla tua auto per risparmiare nel rispetto dell’ambiente!

Motori diesel: cronaca di una morte annunciata. Sai che potrebbero avere gli anni contati? Gli scandali sulle emissioni hanno già provocato un sensibile calo delle vendite, infatti l’anno scorso in Europa i modelli diesel hanno registrato un -17% rispetto al 2016, il tutto a favore delle auto a benzina. Oltre al dieselgate di tre anni fa, uno tsunami che ancora non si placa, alla fine di febbraio è arrivata l’ennesima spallata all’auto a gasolio: di cosa si tratta?

Da un’indiscrezione del Financial Times – non confermata, ma neppure smentita – in cui si sostiene che il gruppo FCA sarebbe intenzionato a non produrre più modelli Diesel dal 2022. Visto che perfino la FCA abbandonerà il motore diesel al suo destino, si può dire che il cerchio si chiude? Con molta probabilità sì, non solo perché il diesel moderno è stato “inventato” dal Centro Ricerche Fiat, ma anche perché il gruppo guidato da Sergio Marchionne della difesa del diesel aveva fatto una bandiera!

Rivoluzione dei carburanti? Pare proprio di sì! Le grandi case automobilistiche hanno deciso di investire nelle motorizzazioni alternative, elettriche o ibride. Ad aprire le danze è stata Volvo, che dal 2020 costruirà solo vetture elettrificate, ma anche Toyota potrebbe abbandonare presto la produzione di automobili diesel in favore delle ibride, sulle quali ha scommesso da tempo. PorscheBMW e Volskwagen invece investiranno sull’elettrico senza dire addio al gasolio. Chi fa un passo in più? Daimler con le Smart, con l’annuncio dello stop al motore termico, perché dal 2019 le citycar saranno soltanto elettriche!

 

Ma torniamo alla tassazione sulle auto aziendali per verificare se ci sono relazioni attinenze tra le ibride, le elettriche e le nuove tasse

“Due miliardi: è quanto peseranno nel 2020 le nuove tasse volute dal governo e introdotte con la manovra, tra le quali la plastic tax e la stretta fiscale che riguarda le auto aziendali. L’anno successivo l’incasso raddoppierà e arriverà a oltre 4 miliardi perchè il gettito della plastic tax salirà a 2,2 miliardi e arriverà anche l’effetto della stretta sulle agevolazioni fiscali legate solo ai pagamenti con la carta.

Quest’ultima norma alleggerirà la tasche dei contribuenti per circa 868 milioni. E’ quanto previsto nelle tabelle di sintesi allegate al testo della Legge di Bilancio, bollinata oggi dalla Ragioneria generale dello Stato.

La ‘stretta’ sulle auto aziendali comporterà un maggior gettito di 332,6 milioni nel 2020, che saliranno a 387,4 milioni nel 2021 e a 378,8 mln nel 2022. Poi, a partire da quell’anno, gli aumenti si allenteranno per arrivare a 360 milioni nel 2026. Secondo i dati della relazione tecnica, i veicoli immatricolati nel 2018 e intestati a partite Iva sono 840 mila: per circa 43 mila di questi la tassa passa dal 30% al 100% e per circa 754 mila passa al 60%. La relazione ricorda comunque, che circa il 25% delle auto individuate è escluso dall’aumento perchè è in uso a rappresentanti.”

Un’altra fonte recita: “Il governo triplica le tasse sulle auto aziendali, ma a rimetterci saranno i lavoratori

 

Un articolo della legge di Bilancio prevede un innalzamento delle tasse sulle auto aziendali in fringe benefit: il valore delle vetture su cui verranno pagate le imposte non sarà più calcolato al 30% ma al 100%. Una tassazione triplicata che ricadrebbe direttamente sui cittadini e che ha già scatenato proteste e polemiche.

 

La manovra su cui il governo ha trovato l’accordo introduce una vera e propria stretta sulle auto aziendali in fringe benefit. Una norma che vale circa 513 milioni di euro e che interviene sulle auto concesse in uso promiscuo ai dipendenti. Fino ad oggi queste vetture concorrono alla formazione del reddito per il 30% del loro valore. Ma da gennaio la tassazione varrà per l’intero valore. Lo sconto, con tassazione al 30%, rimarrà solamente per i veicoli utilizzati da agenti e rappresentanti di commercio. Secondo le prime stime questa norma coinvolge due milioni di lavoratori dipendenti e saranno proprio loro a pagare il costo di questo provvedimento. Secondo quanto spiegano fonti di governo la stretta serve per motivi di copertura finanziaria della manovra, ma in seguito alle polemiche nate potrebbe esserci una importante modifica durante la discussione in Parlamento.

 

Per i dipendenti che utilizzano auto aziendali – esclusi agenti e rappresentanti di commercio – i mezzi in fringe benefit verranno calcolati per il loro valore pieno che viene stabilito su una percorrenza convenzionale di 15mila chilometri l’anno e sulla base dei costi chilometrici indicati da tabelle dell’Aci. La misura sembrava essere nata, inizialmente, come incentivo per le aziende ad acquistare auto ibride o elettriche, ma non è stata operata, finora, nessuna distinzione in tal senso: per tutte le vetture, quindi, la tassazione viene triplicata.

 

Perché la tassa sulle auto aziendali ricade sui lavoratori

La nuova tassazione riguarda chi ha un’auto aziendale concessa dai datori di lavoro come benefit. Ed essendo considerata tale è come se facesse parte della retribuzione anche se non viene data in denaro. Per questo viene tassata. Finora era soggetto a tassazione un importo pari al 30% della cifra che dipende dal costo chilometrico. Quest’ultimo varia in base alle vetture, considerando una percorrenza media di 15mila chilometri. Con questa norma la tassazione non sarà più del 30%, ma l’imponibile su cui vengono calcolati Irpef, tributi locali e contributi previdenziali aumenterà e diventerà pieno.

 

Quanto incide l’aumento delle tasse sulle auto aziendali

Un esempio dell’incidenza di questa norma viene riportato da Repubblica, prendendo il caso di un dipendente che utilizza un’Audi A 1 che ha un costo chilometrico di 0,4082 euro. Per un fringe benefit annuale di 1.836,9 euro. Che diventerebbero, con la nuova norma, 6.123 euro. Quindi sulla base di questo valore verrebbero ricalcolate tutte le imposte relative, che verrebbero sostanzialmente triplicate. Il Corriere, invece, ipotizza che questa tassa porterebbe un dipendente a pagare mediamente duemila euro in più di imposte l’anno.

 

Come funziona oggi il fringe benefit

Ad oggi le auto aziendali vengono tassate al 30% perché si considera imponibile solo la parte relativa all’uso privato e personale del lavoratore (che viene quindi stimato rispetto al 30% del totale dell’utilizzo della vettura). Il restante 70% del valore dell’auto, invece, viene considerato come relativo all’uso fatto per motivi lavorativi e per questo il lavoratore non deve pagarci tasse. Per questo motivo Aniasa, l’Associazione dei noleggiatori, ritiene che si tasserebbe l’uso lavorativo e non personale dell’auto e sostiene che in questa maniera “si uccide il settore e si penalizzano i lavoratori. Questa misura affossa definitivamente il mercato dell’auto e colpisce in busta paga oltre due milioni di lavoratori”. Inoltre, una ulteriore conseguenza è che i lavoratori potrebbero preferire una propria auto rispetto a una aziendale con la conseguenza di uno stop anche al mercato dell’automobile, considerando che le aziende cambiano i propri veicoli molto più di frequente di un privato cittadino.

 

La maggioranza chiede un cambio della norma.

Se da una parte c’è il sottosegretario all’Economia, Alessio Villarosa, che ai microfoni di Radio 1 assicura che la tassa sulle auto aziendali non riguarda tutte le società ma solamente le più grosse e solo “oltre un certo numero di auto”, dall’altra c’è chi all’interno della maggioranza chiede di eliminare o cambiare radicalmente questa norma. Stefano Buffagni, sottosegretario allo Sviluppo economico del M5s, chiede di “migliorare immediatamente la norma perché su quelle voci le tasse i lavoratori già le pagano”. Dello stesso avviso Italia Viva che con il suo leader, Matteo Renzi, ha promesso di lottare in Parlamento contro questa tassa.

 

Sempre da Italia Viva il senatore Eugenio Comincini, membro della commissione Bilancio, assicura: “Sulle auto aziendali il gruppo Italia Viva si impegnerà in Parlamento per eliminare anche questa inutile tassa che danneggia lavoratori e aziende. Abbiamo fatto questo Governo per evitare nuove tasse: dopo IVA, gasolio, cedolare secca, tax cellulari, sistemeremo anche questa”. Battaglia che potrebbe essere portata avanti anche dal Pd, stando alle parole di Emanuele Fiano: “Tassa sulle auto aziendali? Direi che serve un ripensamento: rischiamo di far pagare un inutile balzello a molti lavoratori. La cancelliamo in Parlamento?”.Continua ad approfondire

 

Vabbè, facciamo una cosa. Pensiamo positivo e speriamo che ci sia una rivisitazione della norma

Intanto noi continuiamo a lavorare, a  San Salvo in via Marisa Bellisario, 6.