Nel 2026 anche la Formula 1 correrà con carburanti sostenibili, una piccola grande rivoluzione che dice molto sul futuro dei motori. Oggi più che mai, scegliere come fare il pieno non è solo una questione di prezzo. È una scelta tecnica, ambientale e, per molti, anche etica. Tra i tanti carburanti alternativi che si stanno facendo largo, due stanno attirando l’attenzione di chi guarda al futuro dell’auto (e non vuole per forza passare all’elettrico): gli e-fuel e i biocarburanti.

Sembrano simili, ma in realtà sono due mondi diversi. E noi, che ogni giorno ci sporchiamo le mani sui motori, abbiamo voluto capirci di più.

Cos’è un e-fuel?

L’e-fuel, detto anche carburante sintetico, è un combustibile liquido creato artificialmente in laboratorio, partendo da due elementi base: idrogeno verde e anidride carbonica catturata dall’aria o da impianti industriali. Non deriva dal petrolio, eppure il risultato è molto simile alla benzina o al diesel tradizionali, sia per aspetto che per comportamento nei motori. Il vantaggio? Se viene prodotto con energia rinnovabile, l’e-fuel può essere carbon neutral, cioè compensare la CO₂ emessa in fase di combustione con quella usata per produrlo. In pratica emetti, ma hai già assorbito prima.

E i biocarburanti?

I biocarburanti, invece, come visto nell’articolo sul HVO, vengono prodotti a partire da scarti organici, come l’olio di frittura esausto, i residui dell’industria alimentare o persino certe piante coltivate ad hoc. In Italia, per esempio, ci sono impianti che raccolgono l’olio usato dalle cucine e lo trasformano in un carburante alternativo, compatibile con molti motori diesel senza grandi modifiche. Questi carburanti non solo danno nuova vita a un rifiuto, ma riducono anche le emissioni inquinanti, soprattutto di particolato e ossidi di azoto. Inoltre, hanno il vantaggio di poter essere prodotti localmente, senza dover importare materie prime da chissà dove, e in questi anni è molto importante.

La sostenibilità non è un’opzione

Che si parli di e-fuel o di carburanti da oli esausti, il punto di partenza è sempre lo stesso, cioè ridurre l’impatto che abbiamo sul pianeta, la nostra impronta ecologica.

La sostenibilità non è più un’etichetta da mettere sui prodotti, ma un impegno concreto che riguarda tutti: chi produce, chi guida, e anche chi ripara. Ogni litro che non viene da una raffineria di petrolio, ogni motore che può continuare a vivere senza avvelenare l’aria, è un passo nella direzione giusta. E se a farlo siamo anche noi, nei nostri gesti quotidiani, come scegliere dove e come fare il pieno, allora forse il cambiamento è davvero possibile.

Due strade, un solo obiettivo: inquinare meno

Sia e-fuel che biocarburanti puntano allo stesso traguardo: continuare a usare i motori termici riducendo l’impatto sull’ambiente. Ma ci arrivano in modo molto diverso. L’e-fuel è una tecnologia complessa, ancora molto costosa, che ha bisogno di grandi quantità di energia pulita per essere davvero sostenibile. È una scommessa sul futuro, soprattutto per auto di fascia alta, trasporti pesanti o veicoli storici che non vogliono (o non possono) essere convertiti all’elettrico. 

I biocarburanti, invece, sono una soluzione più concreta e immediata, soprattutto quelli da oli esausti: si producono già oggi, iniziamo a vederli nelle colonne del benzinaio, si possono usare nei veicoli di tutti i giorni, e in più risolvono un problema di smaltimento, introducendo degli scarti in una logica di economia circolare.

All’autofficina meccanica Di Santo non ci limitiamo a seguire le mode. Noi le proviamo, le smontiamo, le capiamo fino in fondo, e soprattutto ti diciamo la verità: i biocarburanti da oli esausti ci stanno già facendo vedere cose interessanti, o meglio, non ce ne rendiamo conto. Vero, il biodiesel può causare dei residui nell’impianto di alimentazione, ma niente di irrisolvibile in fase di manutenzione ordinaria. Inoltre non servono modifiche drastiche al motore, basta seguire le indicazioni del libretto, e il comportamento alla guida resta quello di sempre.

Gli e-fuel ancora non si trovano nei distributori, e finché non calano i costi e non cresce la produzione, restano solo una promessa interessante.

E il futuro come sarà? Non esiste una sola strada giusta e univoca, ogni carburante ha i suoi pro, i suoi limiti, il suo momento. Quello che conta è sapere che abbiamo alternative, che si vanno ad aggiungere all’ormai collaudato GPL e Metano, e che il motore termico, se alimentato bene, può ancora dire la sua. E che anche noi, come automobilisti, possiamo fare la nostra parte, scegliendo in modo più consapevole come prenderci cura della nostra auto.